L’insistente masticazione di un chewing gum, il “clic” continuo di una penna a sfera, il respiro un po’ troppo pesante… Se siete tra coloro che non sopportano questi rumori, potreste soffrire di misofonia, una ridotta tolleranza a certi suoni che fungono da “molla” per vere e proprie sfuriate o fughe.
Uno studio dell’università di Newcastle, pubblicato su Current Biology, svela le ragioni neurologiche di questo disturbo: il cervello di chi ne soffre registra un’attività anomala nelle regioni coinvolte nell’attenzione e nel controllo emotivo, in risposta ai rumori più odiati.
15 cose che (forse) non sai sui rumori
TORTURA SONORA. Sukhbinder Kumar e colleghi hanno fatto ascoltare a 20 volontari con misofonia e a 22 soggetti “normali” suoni neutri (come quello della pioggia), sgradevoli (il pianto di un bambino) e rumori insopportabili per i misofoni, come quello del respiro o della masticazione altrui.
SCAPPA. ORA! Gli intolleranti ai rumori hanno reagito all’ultimo gruppo di stimoli con un incremento del battito cardiaco e della conduttanza cutanea (lo stato di umidità della pelle dovuto a sudorazione, una misura dello stress). In pratica hanno attivato la risposta di attacco o fuga, la stessa che usiamo per rispondere a un pericolo.
Qual è il rumore più insopportabile?
IMPOSSIBILI DA IGNORARE. Le scansioni cerebrali hanno registrato una più intensa attività nella corteccia insulare anteriore, che determina a quali stimoli prestiamo attenzione, e una sua maggiore connettività a strutture coinvolte nel controllo emotivo. Chi soffre di misofonia ha anche un maggior numero di connessioni nelle regioni cerebrali responsabili della “modalità di default”, quella che ci permette di processare i pensieri generati internamente.
Insomma i suoni fastidiosi obbligano il cervello misofono a uno sforzo eccessivo, che si traduce in una risposta di stizza. Lo studio potrebbe aiutare a trovare nuove forme di tutela per chi è affetto da questa fastidiosa condizione.
Fonte: Focus.it