Studio svedese suggerisce un ritardo nell’elaborazione uditiva centrale nei bambini ipoacusici portatori di apparecchi acustici rispetto ai normoacusici. Possibile recupero nel tempo.
Il sistema uditivo centrale subisce cambiamenti maturativi nel tempo riflettendosi sui risultati neurofisiologici, principalmente riferiti ai potenziali evento-correlati uditivi (ERP) e alla mismatch negativity (MMN).
Da studi precedentemente condotti, l’analisi delle latenze ERP sembra fornire un biomarcatore clinicamente utile dello sviluppo del sistema uditivo centrale nei bambini dopo l’intervento di posizionamento dell’impianto cocleare (IC).
L’importanza degli studi sulla mismatch negativity
È stato precedentemente applicato all’analisi dello stato di maturazione delle vie uditive in bambini con sordità congenita portatori di impianto cocleare. Non tutte le ricerche però riportano i medesimi risultati, secondo alcune i valori tra normoudenti e ipoacusici non differiscono significativamente. Secondo altri, invece, gli ERP hanno il potenziale per riflettere meglio il deficit tra questi bambini.
I diversi risultati potrebbero non essere contraddittori, piuttosto chiariscono la complessità e suggeriscono possibili differenze tra i sottogruppi di bambini con ipoacusia, trattati quindi con apparecchi acustici o con impianti cocleari.
Lo studio della mismatch negativity, invece, attualmente condotto prevalentemente su soggetti di età adulta, da una recente ricerca è risultato essere di particolare rilevanza anche nel mondo pediatrico. I bambini con perdita dell’udito mostrano deficit del linguaggio, rendendo la MMN di particolare interesse da studiare poiché riflette la capacità di discriminazione.
Cosa dice lo studio del Karolinska University Hospital
Un gruppo di ricercatori svedesi, in collaborazione con il Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Audiologia e Neurotologia, Karolinska University Hospital, Stoccolma ha effettuato uno studio il cui obiettivo principale era esaminare come i potenziali evento-correlati uditivi (ERP) e la mismatch negativity (MMN) cambiano e si sviluppano nel tempo tra i bambini con perdita dell’udito, portatori di apparecchi acustici o impianti cocleari. Si tratta di uno studio di follow-up dalla durata di tre anni, incentrato sulle registrazioni elettrofisiologiche nei bambini con perdita di udito, confrontate con i risultati di un gruppo di controllo costituito da bambini normoacusici.
Per tale studio sono stati eseguiti alcuni esami, tra cui l’esame tonale, prove elettrofisiologiche per l’analisi degli ERP e della MMN. Tutti bambini sono stati sottoposti ad un percorso di allenamento fonetico assistito mediante un computer, valutando nel tempo la sua influenza su ERP e MMN, gli effetti comportamentali e le capacità di elaborazione fonologica.
Complessivamente sono stati coinvolti 30 bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni, di cui 15 portatori di apparecchi acustici, 9 portatori di impianto cocleare bilaterale e 6 bambini con impianto cocleare in configurazione bimodale, ovvero in accoppiamento ad con apparecchio acustico. Il gruppo di riferimento era costituito da 15 bambini normoacusici.
Differenze neurofisiologiche
I risultati di questo studio di follow-up mostrano differenze neurofisiologiche tra bambini ipoacusici e normoacusici. Per quanto riguarda i bambini normoacusici, non c’era alcuna differenza statisticamente significativa nell’ampiezza media delle risposte dopo tre anni.
Per quanto concerne i bambini ipoacusici portatori di apparecchi acustici, i risultati suggeriscono un ritardo nell’elaborazione uditiva centrale rispetto ai bambini normoacusici, ma un possibile recupero nel tempo. I bambini con apparecchi hanno anche mostrato una differenza significativa nell’ERP medio al basale rispetto al follow-up, suggerendo pertanto un miglioramento o recupero nel tempo se comparati ai loro coetanei portatori di IC.
Per quanto riguarda i bambini impiantati, manca perciò un miglioramento simile in questa fascia di età, il che evidenzia la presenza di differenze tra i sottogruppi in base alla capacità uditiva e soluzione uditiva adottata. Al basale, gli ERP medi dei bambini con impianto cocleare non differivano significativamente dal gruppo di normoacusici. Tuttavia, dopo tre anni il loro ERP medio era significativamente più basso rispetto agli altri due gruppi, indicando un ridotto sviluppo del sistema uditivo centrale in questa fascia di età. La possibile ridotta plasticità tra i bambini con IC di età intorno ai 7 anni, è coerente con i risultati di altri studi precedentemente condotti.
Un utilizzo emerso da questo studio è l’utilità della MMN nei pazienti con ipoacusia, dal momento che potrebbe essere utilizzata per valutare i cambiamenti nella via uditiva centrale dopo l’impianto. La risposta del mismatch osservata sotto l’età di 5,5 anni riflette un’immaturità del processo di discriminazione. La risposta complessiva dell’analisi MMN ha registrato un possibile miglioramento nel tempo tra i bambini utilizzatori di apparecchi acustici. Registrazioni della MMN anormali nei bambini con perdita uditiva da lieve a moderata fin dalla prima infanzia suggeriscono cambiamenti nell’elaborazione neurale dei suoni anche nell’adolescenza.
Conclusioni
Il presente studio evidenzia la necessità di prendere in considerazione anche i cambiamenti maturativi e legati all’età. Le ampiezze e le latenze differiscono con l’età ma possono anche essere influenzate dalla capacità uditiva. La latenza sembra diminuire con l’aumentare dell’età, mentre l’ampiezza è più stabile nei bambini, il che significa che possibili cambiamenti di ampiezza registrati possono riflettere solo gli effetti dell’ipoacusia.
I bambini ipoacusici mostrano spesso un deficit fonologico e un minore successo scolastico rispetto ai coetanei udenti. Quindi, poiché MMN riflette la capacità di discriminazione, è interessante utilizzarla nella valutazione di bambini con ipoacusia.
Il presente studio aiuta a mettere in luce la complessità in campo neurofisiologico e la necessità di ricerca in questo campo, dettato soprattutto dal recupero dopo tempo dei risultati nei bambini con apparecchi acustici. La mancanza di risultati simili per quanto riguarda i bambini impiantati suggerisce la necessità di ulteriori sforzi da parte dei centri di abilitazione. Gli autori suggeriscono un sostegno intensificato al di sotto dei 7 anni, cioè entro il massimo della plasticità del sistema uditivo centrale, da applicare ad entrambi i gruppi.
Reference
Elisabet Engström, Petter Kallioinen, Cecilia Nakeva von Mentzer, Magnus Lindgren, Birgitta Sahlén, Björn Lyxell, Marianne Ors, Inger Uhlén, Auditory event-related potentials and mismatch negativity in children with hearing loss using hearing aids or cochlear implants – A three-year follow-up study, International Journal of Pediatric Otorhinolaryngology, Vol 140, 2021.
Fonte: www.orl.news