Un intervento efficace e tempestivo può portare beneficio a tutti quelli che sono a rischio, o che convivono con l’ ipoacusia. Questo scrive l’OMS nel Rapporto Mondiale sull’Udito pubblicato a inizio anno.
In molti casi l’ipoacusia si può prevenire durante il corso della vita attraverso efficaci interventi di salute pubblica. E quando l’ipoacusia è irreversibile, può essere trattata, afferma il primo Rapporto Mondiale dell’OMS sull’Udito.
Nei bambini, quasi il 50 % di perdite di udito è dovuto a cause che si possono prevenire attraverso misure come la vaccinazione, una migliore assistenza materna e neonatale e lo screening, oltre che con la gestione precoce, dell’otite media.
Negli adulti, la legislazione sul controllo del rumore e dell’ascolto sicuro e la sorveglianza sull’ototossicità possono aiutare a mantenere le traiettorie dell’udito e ridurre il rischio di perdita dell’udito.
Identificazione precoce
Il rapporto rileva che l’identificazione è il primo passo per affrontare l’ipoacusia e i relativi disturbi dell’orecchio. L’ipoacusia può essere affrontata attraverso lo screening sistematico per identificare precocemente l’ipoacusia in :
- Neonati e bambini piccoli
- Bambini in età prescolare e scolare
- Persone esposte al rumore o a sostanze chimiche al lavoro
- Persone in cura con farmaci ototossici
- Adulti anziani
Cure tempestive e adeguate
Una cura tempestiva e adeguata può garantire che le persone con malattie dell’orecchio e perdita dell’udito abbiano la possibilità di raggiungere il loro pieno potenziale, dice il rapporto. Questa include:
- Farmaci e interventi chirurgici
- Apparecchi acustici e impianti acustici
- Terapia riabilitativa
- Accesso alla lingua dei segni
- Tecnologie di assistenza all’udito
- Servizi di sottotitolazione
Tecnologie per l’udito
Nel rapporto dell’OMS si legge che le tecnologie per l’udito, come gli apparecchi acustici e gli impianti cocleari, sono efficaci, convenienti e possono portare benefici sia ai bambini che agli adulti.
Il rapporto può essere scaricato qui sul sito dell’OMS (in inglese).
Fonte: www.who.int