Stimolazione magnetica transcranica contro gli acufeni
Leggo su INS (Istituto di Neuroscienze) che «la Stimolazione Magnetica Transcranica è stata approvata per la cura della depressione resistente in Canada ed ha anche ottenuto l’approvazione in USA della Food and Drug Administration».
Ma una delle indicazioni è anche quella che riguarda gli Acufeni.
Infatti viene applicata, cito da INS,
«In Neurologia:
- Riabilitazione cognitiva
- Riabilitazioni post stroke o trauma cranico
- Dolore, incluse le cefalee
- Parkinson
- Tinnitus (Acufene)»
Per individuare la terapia si usa l’acronimo rTMS che sta per Repetitive Transcranial Magnetic Stimulation, cioè “ripetuta stimolazione magnetica transcranica”.
Come funziona, cosa viene applicato al paziente
Cito ancora da INS: «Nella terapia con rTMS, uno strumento chiamato “stimolatore” fornisce energia elettrica ad un coil (ansa) magnetico che genera un campo magnetico a livello cerebrale per un breve periodo di tempo.»
«Il campo magnetico prodotto dal coil passa senza ostacolo attraverso lo scalpo fino all’encefalo senza alcuna dispersione ed in modo pressoché indolore potendo pertanto raggiungere le strutture cerebrali sottostanti, in particolare la corteccia cerebrale, e modificarne l’attività elettrica in modo da migliorare i sintomi di alcuni disturbi», nel nostro caso gli Acufeni.
Funziona la stimolazione magnetica transcranica? E chi lo dice?
Recentemente, agosto 2015, sono stati pubblicati i risultati di una ricerca che aveva come oggetto appunto questa metodica, applicata a un certo numero di veterani dell’esercito USA (come si sa gli States spendono miliardi per far fronte a questo “effetto collaterale” indesiderato per i loro soldati).
Il titolo della ricerca clinica è: “Repetitive Transcranial Magnetic Stimulation Treatment for Chronic Tinnitus. A Randomized Clinical Trial” [JAMA Otolaryngol Head Neck Surg., August 2015, Vol 141, No. 8].
Premesso che la ricerca clinica è stata realizzata seguendo tutti i protocolli scientifici richiesti in queste occasioni (doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo), l’obiettivo era di determinare con certezza se la rTMS (repetitive transcranial magnetic stimulation) sia in grado di ridurre la percezione o la gravità dell’acufene.
L’ipotesi di lavoro era che la rTMS si rivelasse, in una percentuale statisticamente significativa, in grado di ridurre i sintomi nel gruppo trattato, rispetto al gruppo di controllo trattato esclusivamente con placebo.
Chi ha partecipato alla sperimentazione clinica
La sperimentazione si è svolta fra aprile 2011 e dicembre 2014 presso il Portland Veterans Affairs Medical Center. Sono stati esaminati 348 individui portatori di acufene cronico.
Alla fine sono stati ammessi alla ricerca solamente 70 elementi che presentavano tutti i requisiti richiesti.
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, uno dei quali avrebbe ricevuto il trattamento vero e proprio, mentre l’altro avrebbe ricevuto soltanto un placebo (cioè una finta terapia). In definitiva i partecipanti effettivi sono risultati 64 (51 uomini e 13 donne la cui età media era di 60,9 anni.
I sei elementi mancanti si sono ritirati perché hanno accusato alcuni effetti negativi della rTMS.
I partecipanti hanno ricevuto quotidianamente nell’arco di dieci giorni 2000 impulsi per sessione (1-Hz), oppure un placebo (cioè nessuna stimolazione effettiva, ma i soggetti interessati, compresi i ricercatori, ignoravano la circostanza, e infatti per questo motivo si chiama “sperimentazione clinica in doppio cieco”).
I risultati della sperimentazione clinica
Nel gruppo trattato con rTMS, 18 dei 32 partecipanti (56%) hanno risposto positivamente.
Nel gruppo di controllo trattato con placebo hanno risposto 7 su 32 partecipanti (22%).
La differenza di percentuale fra coloro che hanno risposto alla terapia nei due gruppi è risultata statisticamente significativa (χ21 = 7.94, P < .005).
Cosa indicano i risultati, quale conclusione si può trarre?
Come abbiamo appena visto la differenza fra i due gruppi è molto significativa, e ciò inclina a giudicare positivamente la metodica con applicazioni (1-Hz rTMS) per dieci giorni consecutivi.
I miglioramenti nella percezione dell’acufene si sono mantenuti costanti nel periodo di follow-up durato 26 settimane.
In conclusione, vale per tutte le ricerche che si rispettano, nonostante i buoni risultati riferiti dai partecipanti, prima di implementare questa metodica, a detta degli stessi ricercatori, andrebbero condotti studi su vasta scala allo scopo di definire in maniera più precisa il protocollo terapeutico.
Buona giornata!
[by Acufeni, che fare?]