E’ l’operatore sanitario che svolge la propria attività nella fornitura, adattamento e controllo dei presidi protesici per la prevenzione e correzione dei deficit uditivi.
L’audioprotesista, su prescrizione dell’otorinolaringoiatra o dell’audiologo, presta la sua opera mediante atti professionali che implicano piena responsabilità e completa autonomia. L’attività del tecnico audioprotesista è volta all’applicazione dei presidi protesici mediante il rilievo dell’impronta del condotto uditivo esterno, la costruzione e applicazione delle chiocciole o di altri sistemi di accoppiamento acustico e la somministrazione di prove di valutazione protesica. Collabora con altre figure professionali ai programmi di prevenzione e riabilitazione delle sordità mediante la fornitura di presidi protesici e l’addestramento al loro uso.
L’audioprotesista è una figura fondamentale che gode di riconoscimento giuridico e prevede una formazione di carattere universitario, con un Diploma di Laurea divenuto da poco Laurea a tutti gli effetti presso la facoltà di Medicina e Chirurgia. Per legge “…il tecnico audioprotesista è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge la propria attività nella fornitura, adattamento e controllo dei presidi protesici per la prevenzione e correzione dei deficit uditivi…” D.M. 14/09/1994
Però l’audioprotesista è molto di più: è colui che si occupa di risolvere il problema di comunicazione di chi ha difficoltà d’udito. Non fornisce solo apparecchi acustici, ma offre un servizio che per le sue caratteristiche di durata e personalizzazione mira ad assicurare la soddisfazione totale di chi si rivolge al nostro personale.
Non vedono in ogni persona solo un possibile cliente, ma considerano soprattutto la persona in ogni cliente. È per questo motivo che lo assistono nel processo decisionale, comprendendone le difficoltà ed offrendo la migliore soluzione ai suoi problemi di comunicazione, al fine di poter instaurare un rapporto duraturo.
Grazie ad una continua ed approfondita formazione, ogni audioprotesista è in grado di risolvere i problemi del singolo cliente ed instaurare un rapporto diretto e personalizzato, poiché comprende il caso di ognuno, sia in termini tecnici sia psicologici, ben consapevole dei diversi risvolti del problema.
Anche se la protesi acustica per non udenti – fino a poco tempo fa – era una macchina piuttosto "grezza", soprattutto se paragonata alla raffinatezza e complessità dell'apparato uditivo, da sempre ha svolto più o meno egregiamente l'alto compito affidatogli: migliorare la qualità di vita dell'ipoudente nell'ambiente in cui opera. Un compito che, tranne l'aspetto tecnologico, rimane ancora adesso l'obiettivo primario da raggiungere.
Oggigiorno, infatti, anche per le innumerevoli potenzialità espresse dalle apparecchiature in commercio, non ci si accontenta più di "udire semplicemente", ma si tende molto più a parlare di vera e propria "terapia protesica"; tale da fornire all'ipoacusico uno standard applicativo di un certo livello professionale, che non sia più considerato la cenerentola di questo specifico ramo riabilitativo o, come spesso accade, l'ultimo tentativo dopo le cure mediche o chirurgiche. Laddove previsto, invece, il sistema terapeutico protesico, opportunamente utilizzato, potrebbe offrire (autonomamente o in unione ai primi) un valido ed indispensabile strumento per la cura dei deficit uditivi.
Specifico, pertanto (e non potrebbe essere altrimenti), dovrebbe essere l'approccio protesico nei soggetti adulti-anziani, legati essenzialmente allo stimolo acustico come elemento di partecipazione attiva alla vita di relazione. Più complesso e delicato, invece, il progetto rieducativo da intraprendere nei bambini e ragazzi. In quest'ultimo caso, infatti, si tratta propriamente di edificare le basi delle percezioni acustico-sensoriali dell'ipoudente o di modificarle, per garantire una buona verbalizzazione: il tutto, comunque, influirà sul modo in cui, nel futuro, saranno acquisiti i messaggi sonori da parte di tali soggetti. Risulta evidente, quindi, come la scelta protesica possa immancabilmente condizionare (come in effetti condiziona) la capacità e la quantità dei suoni percepiti, influenzando addirittura la provenienza delle parole e, persino, la discriminazione. E' proprio su queste ultime argomentazioni e su come intervenire protesicamente, che si stanno consumando ultimamente le discussioni più accese tra audioprotesisti ed aziende costruttrici di protesi.
Gabriele Delosa