Chi è Cristian Borghi e perché l’ho intervistato come Audioprotesista professionale
Per come l’ho conosciuto io, che sono un giornalista oltre che una persona con problemi d’udito, Cristian Borghi è un giovane Audioprotesista professionale che mostra d’avere una grande passione verso il proprio ruolo.
Che è quello – come sottolinea lui stesso nel corso di questa intervista – non tanto di vendere apparecchi acustici, ma di risolvere problemi legati al sistema uditivo.
E’ questo il motivo per cui non ama chiamare chi si rivolge a lui per risolvere un problema d’udito come “cliente”, ma lo connota a tutti gli effetti come “paziente“, perché questa è una professione sanitaria, punto.
Non è più tempo in sostanza dell’Audioprotesista “pila e cacciavite” di una volta, quello che era sostanzialmente un tecnico-commerciante, come potrebbe esserlo chi vende un prodotto elettronico qualsiasi (gli apparecchi acustici sono sostanzialmente prodotti elettronici, anche se sofisticatissimi e in tutto e per tutto simili a un computer).
La difficile arte del fitting audioprotesico
Il motivo è semplice e complesso allo stesso tempo. L’Audioprotesista professionale di oggi è infatti (o dovrebbe essere) un professionista della salute, la cui principale occupazione, anzi, pre-occupazione in questo caso, è venire in soccorso di chi ha problemi d’udito.
Ciò comporta l’adozione di uno strumento che si chiama appunto “apparecchio acustico”, che ovviamente ha un costo, ma questo è un altro problema.
Anzi, no, è uno dei problemi principali, stante il fatto che a fronte di questo costo il paziente/cliente ha quantomeno il diritto di vedere riabilitato al meglio (possibile) il proprio udito.
Diversamente gli apparecchi acustici finiscono nel cassetto e la spesa si sarà rivelata inutile, con grave danno per l’orecchio del cliente e per l’intera categoria degli Audioprotesisti.
Ovviamente, senza dimenticare che il costo non è realmente del solo apparecchio fisico, ma di tutto il servizio che (nel nostro mercato nazionale) è compreso con esso (la valutazione, i test di valutazione, verifica e fitting, i controlli, le assistenze, i fitting) e tutto questo, spesso, per l’intera vita dell’apparecchio.
Il tutto riassunto in una parola che è l’ideale da raggiungere per qualsiasi Audioprotesista (e a volte anche la sua disperazione…): il fitting.
Che banalmente potremmo considerare come la pace fatta tra l’orecchio del paziente e il suo apparecchio acustico. Una pace che non si ottiene in un giorno, ma richiede costanza da parte dell’Audioprotesista, con la fondamentale collaborazione del paziente.
Ogni Audioprotesista professionale tiene presente questo obiettivo?
Non tutti e non sempre.
Per spiegare meglio questo concetto e validare questa affermazione Cristian Borghi mi racconta un aneddoto (ma non è uno dei famosi “nanetti” di Sani Gesualdi di frate Antonino da Scasazza in “Quelli della notte”…)
«Noto che in questa professione ci sono tanti punti di vista diversi. C’è chi non smette mai di ricercare, e mostra una continua fame di sviluppo verso la nostra professione, tenendosi aggiornato con dei corsi per conoscere non soltanto le nuove tecnologie ma anche i progressi a livello medico. Altri invece intendono lo sviluppo più come una crescita dal punto di vista commerciale. Ora, la nostra professione è molto delicata. Quella dell’Audioprotesista professionale è una figura un po’ borderline, che si muove tra l’aspetto sanitario e quello commerciale. Ciò vuol dire che ognuno di noi può essere affascinato più da un aspetto che dall’altro, finendo poi per focalizzarsi su di esso. Ho preso coscienza di questa realtà parlando con una collega che non faceva altro che sottolineare l’intenzione di sviluppare la propria attività. La parola sviluppo mi piace molto, e credevo quindi che fossimo sulla stessa lunghezza d’onda. Ma alcune affermazioni della collega non mi convincevano del tutto, soprattutto perché parlava di crescita omettendo particolari che per me sono importanti. Tanto che ho voluto chiarire di cosa stavamo parlando, e così le ho chiesto cosa intendesse per crescita e sviluppo professionale. E la risposta è stata: “Fatturare sempre di più“. E la mia risposta: “OK, allora ci muoviamo su binari completamente diversi“. Intendiamoci, questo non vuol dire che la collega non sia professionale, ma basa la sua logica di crescita professionale sull’aspetto commerciale, quello che era prevalente ai tempi dell’Audioprotesista “pila e cacciavite”, per intenderci.»
Dalla formazione alla pratica di tutti i giorni
Formazione e pratica sono due chiodi fissi nell’attività professionale di Cristian Borghi.
Il primo aspetto lo vede impegnato come docente al corso di laurea in Tecniche Audioprotesiche all’Università di Parma.
Quanto al secondo, cioè la pratica dell’Audioprotesista professionale, basti dire che è stato il promotore insieme al prof. Pietro Scimemi della ricerca sulla pratica di tutti i giorni.
Nella videointervista spiega i risultati più eclatanti della ricerca.
Personalmente mi hanno colpito due delle considerazioni che mi ha trasmesso.
La prima è che questa professione sta via via assumendo una connotazione al femminile.
La seconda è che, in particolare al Sud, molti dei centri audioprotesici esistenti sul territorio fanno affidamento per buona parte del loro fatturato sulle prestazioni del servizio sanitario.
La prima può essere vista come una buona notizia; la seconda è invece preoccupante, visti i continui tagli alle prestazioni sanitarie.
Questo è tutto, ma tengo a precisare che ho riportato soltanto una minima parte del contenuto del video.
Sia che tu sia un Audioprotesista professionale, oppure un semplice paziente/cliente, debole d’udito, potrai ricavare da questa intervista molti spunti di riflessione.
Per facilitarti il compito e stimolare la tua curiosità, ecco di seguito le domande che ho posto al dott. Cristian Borghi.
1. Dott. Borghi, sono approdato a lei in quanto coautore di un’indagine conoscitiva sulla pratica degli Audioprotesisti. Vogliamo cominciare da qui?
2. In particolare cosa la sorprende di più fra gli aspetti che l’indagine ha messo in evidenza?
3. In sostanza, se volessimo dirla con una battuta, chi sono i buoni e chi i cattivi in questa professione?
4. Parliamo un po’ di clienti/pazienti: cosa si aspettano e cosa avrebbero diritto di conoscere sulla loro situazione uditiva, sui vari step della protesizzazione, sui risultati sperabili, sul guadagno uditivo ecc.?
5. Lei è anche docente all’Università di Parma: cosa si sente di raccomandare alle nuove leve che si affacciano alla professione o vi si stanno preparando?
6. Abbiamo parlato degli aspetti tecnici della professione, ma ci sono anche non trascurabili elementi di marketing che andrebbero tenuti presenti, visto che siamo in presenza di un professionista-azienda. Come ci si prepara ad affrontare il mercato da questo punto di vista?
7. Come concludiamo questa intervista? Che conclusione si sente di trarre da questa nostra chiacchierata?
Buona lettura e buon video!
[by Acufeni, che fare?]