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Audioprotesisti francesi, sono meglio i nostri?

Audioprotesisti francesi, come svolgono la professione

Il settore in cui lavorano gli Audioprotesisti francesi coinvolge all’incirca 10.000 persone che ogni anno trattano 400.000 persone con deficit uditivi.

In Francia le persone portatrici di protesi acustiche sono cerca due milioni, ma si stima che ad averne bisogno, per evitare danni peggiori derivanti soprattutto dall’età, ivi compreso un aggravamento di declino cognitivo, sarebbero circa tre milioni.

Traggo questi dati dalla ricerca Unsaf (il sindicato degli Audioprotesisti francesi) pubblicata a dicembre 2015 con il titolo “Analyse sectorielle de l’audioprothèse en France“.

Una professione sanitaria di vicinanza

In Francia l’Audioprotesista interviene quando ogni altro intervento medico è stato giudicato non adeguato dall’Otorino per la risoluzione del caso, e da quel momento sarà lui, l’Audioprotesista, a prendersi cura del paziente, identificando l’apparecchio acustico più adeguato ai fini della riabilitazione all’ascolto.

Una volta scelto l’apparecchio l’Audioprotesista seguirà il paziente per tutta la vita dell’apparecchio, la cui durata è calcolata teoricamente in cinque anni (verrebbe da chiedersi che succede dopo, e che fine faranno apparecchio e cliente… Così, giusto per il marketing).

Un percorso personalizzato di riabilitazione all’ascolto

Si tratta di un percorso di adattamento personalizzato del paziente all’apparecchio, e non viceversa, per il quale sono previste almeno 20 ore d’impegno da parte del professionista, effettuate in un quadro tecnico specifico.

Inutile dire che la soddisfazione del paziente dipende proprio da questo percorso personalizzato e dall’impegno dell’Audioprotesista nel portarlo avanti.

Il ruolo indispensabile dell’Audioprotesista

Ne consegue che la pubblicità degli apparecchi acustici non dovrebbe essere focalizzata unicamente sul prezzo mentre sarebbe opportuno tener conto del fondamentale sostegno dell’Audioprotesista e quindi della sua valenza.

Inevitabilmente, prezzi più bassi per gli apparecchi (come sono propense a fare certe catene di negozi) si tramutano in tempi più ridotti d’assistenza da parte dell’Audioprotesista.

Il discorso non fa una piega, i conti alla fine devono tornare perché l’impresa possa stare in piedi, dato che, oltre a essere un professionista della salute, l’Audioprotesista è anche un imprenditore.

Audioprotesi e sistema sanitario

Il punto dolente in Francia è che il sistema sanitario rimborsa cifre considerate ridicole (120 € per orecchio, contro gli 840 della Germania), con la conseguenza di inibire a molti l’accesso agli apparecchi acustici, di cui avrebbero bisogno gli ultra 65enni (75% della spesa totale per apparecchi acustici) e gli ultra 75enni (54% della spesa).

Per questo motivo il sindacato UNSAF degli Audioprotesisti francesi si dice disposto a ragionare insieme alle autorità su tariffe pubbliche concordate, in maniera da permettere l’accesso agli apparecchi acustici a un numero sempre maggiore di soggetti che ne necessitano.

Veniamo all’Italia

Cominciamo dagli apparecchi acustici.

E in questo caso, quale migliore valutazione se non il punto di vista dell’Associazione nazionale importatori e fabbricanti audioprotesi, espresso in un report dal titolo: IL COMPARTO AUDIOPROTESICO ITALIANO: IL PUNTO DI VISTA A.N.I.F.A.?

Non avendo in Italia produttori di spicco, dovremmo poter parlare dei venditori e quindi soltanto degli Audioprotesisti (mettendo da parte ovviamente la vendita online di amplificatori, mai sia!, magari spacciati per apparecchi acustici).

Solo che di loro, cioè degli Audioprotesisti, non c’è traccia nel già citato punto di vista dell’ANIFA, anche se sono proprio questi professionisti della salute che fanno il mercato. E un po’ mi dispiace.

Inoltre, come portatore di protesi acustiche, trovo quantomeno sconveniente che nel 2015 la Presidente dell’Anifa, faccia riferimento a questa categoria di persone, parlando di “audiolesi“, orrore! Sentite cosa dice.

In una prospettiva di espansione del mercato, si stima che le forti innovazioni tecnologiche contribuiranno ad una sempre maggiore diffusione delle apparecchi acustici, che ricordiamo sono dei dispositivi medici, e accelereranno il processo di sostituzione di quelle più obsolete, consentendo così di far accedere sempre più audiolesi al recupero audiologico ottimale.

Lo dico perché dell’Anifa fanno parte le più importanti aziende del settore (95%), che, chissà, forse vorrebbero usare un linguaggio più consono nei confronti dei loro clienti. Se non altro, almeno dal punto di vista del marketing. In certi casi, e questo lo è, la forma è sostanza.

Le società aderenti all’ANIFA:

◗ Advanced Bionics Italia Srl
◗ Amplifon Spa
◗ Bernafon Srl
◗ Cochlear Italia Srl
◗ Crai Spa
◗ Euro Sonit Srl
◗ GN Hearing Srl
◗ Maico Srl
◗ Oticon Italia Srl
◗ Phonak Italia Srl
◗ Sivantos Srl
◗ Starkey Italy Srl
◗ Widex Italia Spa

Anifa vende il miglioramento della qualità di vita

Il punto di vista di Anifa dice sostanzialmente che il mercato gode di ottima salute (incremento del 3% nel 2014 per apparecchi acustici venduti), nonostante il periodo di crisi di cui non ha risentito per nulla, anzi è andato in controtendenza.

Il fatto che il periodo di crisi che stiamo attraversando non abbia toccato il nostro settore e che stiamo parlando di ripresa e crescita ci dà modo di guardare al prossimo futuro con un certo ottimismo

Sottolinea poi come «la soluzione dell’ipoacusia, intervento non più visto come una semplice correzione dell’udito, ma percepito finalmente in tutta la sua potenzialità come elemento che concorre al pieno sviluppo e al miglioramento della vita della persona protesizzata.»

Buone prospettive per il futuro? Ci sono, eccome!

Alla domanda se esistono nuove prospettive per il futuro, la nostra risposta consiste quindi semplicemente nello specificare quale sia l’essenza del prodotto che vendiamo: il miglioramento della qualità di vita.

La mia esperienza personale

Visto che Anifa non ne parla proprio, giustamente dal suo punto di vista, mi permetto di rappresentare, come abbiamo imparato a dire da Berlusconi in giù, la mia personale esperienza.

Che è stata la seguente (ma se leggi questo blog da un po’ la conosci già).

Nel nostro Paese ho trovato professionisti preparati e all’altezza del delicato compito loro affidato.

Mi hanno proposto l’apparecchio acustico giudicato più idoneo alla mia personale riabilitazione uditiva.

Sono costantemente accompagnato nel processo riabilitativo, con la massima disponibilità e senza risparmio di tempo ed energie.

Per questo motivo auspico anch’io che, oltre ad aggiornare il Nomenclatore, gli Audioprotesisti francesi, così come quelli italiani, trovino un accordo con le autorità perché sia consentito l’accesso agli apparecchi acustici a chi ne ha l’esigenza per vivere appieno la propria vita.

[by Acufeni, che fare?]

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