Da alcuni anni si stanno portando avanti degli studi molto interessanti che vogliono provare ad unire la mente e la musica, cercando di creare delle prospettive molto interessanti, che potrebbero migliorare la vita delle persone in modo tangibile. Questo campo di studi è definito Neuroscienza della musica, e potrebbe portare a comporre melodie semplicemente attraverso pratiche di controllo mentale. Dietro tutto questo sta la Brain Computer Interface (bci), nata per facilitare la vita delle persone disabili. In Inghilterra, il professor Eduardo Miranda, sta lavorando allo sviluppo di progetti grazie ai quali si possano legare la mente e la creazione di musica. “Uno degli obiettivi di questo progetto”, spiega Miranda,”è utilizzare la musica come modalità di interazione per incrementare la qualità della vita delle persone disabili“. Usare un simile strumento è di certo più semplice che capirne il funzionamento, che si basa sulla tecnologia degli elettroencefalogrammi: monitorando costantemente le onde elettroencefalografiche di un soggetto, il macchinario attiva ruoli generativi associati all’attività delle differenti bande di frequenza dello spettro del segnale che viene dal cervello. Per far funzionare il tutto bisogna indossare una cuffia chiamata “brain cup” che capta le onde alfa e beta del cervello, le decodifica e le trasforma in musica. Il ricercatore Alexis Kirke, che da qualche anno collabora con Miranda, spiega che “l’esperimento si basa sugli stati mentali di chi vi si sottopone: gli elettrodi, collegati al computer, monitorano l’andamento dei propri stati emotivi a seconda della produzione musicale che ne deriva”. Fantascienza? Non è detto! Chi può dire con certezza che tra qualche anno tutto questo non farà parte della nostra realtà quotidiana, e non sarà un mezzo primario per creare i pezzi musicali? Aspettiamo e lo scopriremo!!!
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Fonte: www.musicroom.it