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Gli italiani non sognano più

Uno studio dell'Usl1 di Trieste lancia l'allarme sui disturbi del sonno e i suoi costi sociali secondo le previsioni entro il 2012 saranno 12 milioni le persone con problemi di udito. Poveri italiani, non sognano più.

Gli italiani non sognano più. Colpa del rumore, che la notte cancella il sonno profondo e la fase 'Rem'. A conferma di questo allarme c'è anche una ricerca dell'Istituto di Medicina del Lavoro della Usl1 di Trieste che ha scoperto un dato singolarissimo: le farmacie che operano nei quartieri dove il livello sonoro notturno è compreso tra i 55 e i 75 decibel vendono una quantità di sonniferi e tranquillanti doppia o addirittura tripla rispetto alla media. E anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un monito dopo uno studio effettuato su 96 città italiane: la rumorosità notturna è superiore ai livelli massimi di tollerabilità per l'orecchio umano nel 98% delle aree urbane.

Purtroppo il rumore non "attacca" soltanto i nostri sogni: dosi massicce di decibel possono causare, in caso di esposizioni prolungate, tachicardia, nausea, alterazioni del campo visivo e della trasmissione degli impulsi nervosi. In alcuni casi limite (una strada a forte flusso di traffico), l'inquinamento acustico rappresenta una minaccia diretta per l'udito. Molto frequenti sono anche gli effetti psicologici del frastuono, in grado di generare aggressività, emicrania, capogiri, inappetenza, difficoltà di concentrazione e, appunto insonnia. Per tutti questi casi si può parlare di un vero e proprio "stress da rumore", o quanto meno di quella deleteria "sensazione di fastidio", definita "annoyance" dagli anglosassoni, che mina profondamente la qualità della vita. La conseguenza è che "entro 3 anni in Italia ci saranno più sordi che anziani. L'ipoacusia salirà in Italia dai 7 milioni attuali ai 12 milioni nel 2015 mentre in Europa ti toccheranno i 90 milioni.

Il costo clinico sociale nel mondo, oggi intorno ai 20miliardi di dollari/anno, potrebbe addirittura triplicarsi nei prossimi dieci anni ", afferma Carlo Giordano, direttore della Clinica Otorinolaringoiatria dell'Università di Torino. "Bisogna mettere in piedi una politica chiara per diminuire il traffico privato, migliorare l'asfalto. Il tema dell'inquinamento acustico è al centro di un'indagine in corso presso l'VIII Commissione della Camera", aggiunge il presidente Ermete Realacci.

Ma molto c'è da fare anche dal punto di vista della cultura, soprattutto tra i giovani, visto che un'indagine dell'Università di Boston dimostra che tra chi ascolta musica con riproduttori Mp3, ben un quarto tiene il volume ad un livello molto superiore alla soglia raccomandata. Un rischio per l'udito sempre in agguato, dato che numerosi apparecchi hanno una capacità di suono di 91/121 decibel, che si traduce in 139 con gli auricolari, cioè pari al rumore di un aereo che decolla.

Fonte: www.repubblica.it (11 marzo 2007)

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