A Roma, presso l’Istituto Statale per Sordi, nasce il primo laboratorio sperimentale di “musica a colori” per favorire l’apprendimento della musica e insegnare l’uso degli strumenti musicali a bambini e ragazzi sordi. Il metodo, che prevede la fusione delle percezioni tra la pittura e la musica attraverso l’associazione del suono a vibrazioni cromatiche specifiche, è stato ideato e realizzato dall’artista contemporaneo e compositore Max Ciogli, 38 anni, originario di Rieti. Lo abbiamo intervistato e gli abbiamo chiesto di spiegarci come nasce l’idea.
La musica, la pittura…due grandi passioni diventate poi una professione?
«Si, ho da sempre inseguito un’immagine chiara di me, un modo di comunicare intenso ed urgente, dove sia la pittura che la musica, mi conducevano inevitabilmente in un luogo a me sconosciuto e che ora chiamo “casa”. Una ricerca diventata missione. Fogli di carta e un organo sono nella foto ricordo degli oggetti del mio mondo, e la decisione di seguire questa strada è stata sempre in me. Ho detto “sì” a questa scelta più volte: “sì” quando sono scappato di casa per farmi mandare al liceo artistico; “sì”, quando ho rinunciato a lavori ben pagati; “sì” quando non avevo nulla da mangiare pur di mandare avanti il progetto. Poi ho vinto alcuni premi e iniziato a vendere le mie opere, e nel 2011, ho pubblicato il mio primo lavoro discografico “E’ già domani” e portato in radio il concetto di pittura, evocando ciò che accade durante le mie installazioni. Ad oggi, con il mio curatore Gianluca Marziani stiamo per dar vita ad una delle mie prime mostre istituzionali presso il Museo Collicola di Spoleto, prevista per il 16 marzo 2013. “Nuova memoria”, sarà un luogo dove il concetto di suono, colore, immagine, scultura e interattività, ricreeranno il mio mondo… ciò che volevo fare della mia vita, accade».
Quando hai capito che musica, arte e pittura, potessero raggiungere obiettivi diversi dal solito?
«Prima in una mia perfomance nel 2007 a Perugina e poi nel 2008, a Dublino, dove andai per realizzare un paio di esibizioni e per scambiare contenuti sulle sperimentazioni con Julyo D’Agostino, musicista sinesteta italiano, inventore della “Photosonic Guitar”, una chitarra che oltre a produrre suoni, emana colori in forma di luce. Tornato in Italia capii quale fosse il centro della mia ricerca e che il segreto della mia espressione non era legata solo a livello concettuale sul rapporto che lega il suono al colore, ma era la pittura ad avere in sé, la mia vera identità. Credo che il vero potenziale del tuo lavoro, lo avverti quando senti nascere dentro di te, un senso profondo di incompiutezza apparente che genera una spinta uguale e contraria, e ti costringe spesso a migrare verso un fronte diverso (se non opposto), come se “la soluzione” non fosse più lì, dove pensavi. Ed è proprio quando ho capito che la pittura trovava la sua compiutezza nel colore legato al suono, mi sono reso conto che, davanti a me, la diversità delle mie idee non risiedeva in una strada nuova, ma in un paio di occhiali che mi permettevano di vedere la mia strada nel mondo».
Com’è nata l’idea di proporre questo nuovo linguaggio artistico, utile alle persone sorde, ad apprendere la musica?
«Forse fato è la parola più consona. Durante le mie esibizioni nel 2010 dove ho iniziato a colorare i miei quadri attraverso il suono, (grazie alla collaborazione con il Vj Loris Palmieri), qualcuno mi disse che aveva sentito parlare di progetti che riguardavano l’esibizione di persone sorde, con strumenti a percussioni o a corda, e che quindi il mio progetto poteva essere utile a far “vedere la musica”. Un’idea che è diventata una sorta di orizzonte costante, il vincolo per eccellenza su cui poggiare l’essenza e, perché no, l’efficacia di un nuovo linguaggio, quello del “silenzio dei colori”».
Fonte: http://www.piusanipiubelli.it/