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domenica, 22 Dicembre 2024
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Ipoacusia infantile: i campanelli d’allarme da non sottovalutare

L’ipoacusia infantile è una problematica che affligge 1 su 1000 bambini nati: infatti, in Italia, sono circa 100 mila i bambini tra gli 0 ed i 14 anni affetti da ipoacusia, condizione che impedisce il corretto sviluppo delle abilità linguistiche influendo sulla comunicazione, sul comportamento, sullo sviluppo socio-emotivo e sull’andamento scolastico del bambino.

Giuseppe Attanasio, medico specialista in Otorinolaringoiatria presso il Policlinico Umberto I di Roma, in occasione della Settimana dell’udito ha messo a punto, insieme a provider ECM 2506 Sanità in-Formazione e in collaborazione con Consulcesi Club, una guida per i genitori ed i colleghi medici sui campanelli d’allarme nei primi 24 mesi di vita del bambino: è infatti fondamentale che neonatologo e pediatra siano formati per riconoscere i sintomi dell’ipoacusia e intervenire tempestivamente.

QUALI SONO I CAMPANELLI D’ALLARME?
“Il linguaggio è quel segno che aiuta i genitori a comprendere che c’è un problema uditivo di grado medio – spiega Giuseppe Attanasio, responsabile scientifico del corso. “Se il bambino a 2-3 mesi non pronuncia alcune consonanti, come la M, la P o la B, oppure se a 6-9 mesi ha un balbettamento ancora molto povero si può cominciare a pensare a qualche problema. Può essere considerato un altro campanello d’allarme se a 12 mesi non risponde a dei comandi semplici o quando viene chiamato per nome. È ovvio che se i genitori non riescono a cogliere questi segni, verso i 18-24 mesi il bambino ipoacusico non svilupperà la capacità di pronunciare parole o frasi”.

QUALI SONO I FATTORI SCATENANTI DELL’IPOACUSIA INFANTILE ACQUISITA?
Il professor Giuseppe Attanasio spiega: “Le causa infettive e tossiche sono le più frequenti; tra quelle pre-natali ci sono le malattie trasmesse dalla madre durante la gravidanza, il cosiddetto complesso TORCH (Toxoplasma, Rosolia, Citomegalovirus ed Herspe Simplex), comprendente agenti patogeni molto pericolosi per il feto. Ci sono poi sordità perinatali, legate ad ipossia durante il parto e quelle post-natali infettive, causate ad esempio da parotite, meningite, morbillo; le cause tossiche invece riguardano per lo più l’utilizzo di farmaci ototossici, come alcuni antibiotici.

 

Fonte: www.freedompress.cc

Sabrina Savioli
Audioprotesista e Audiometrista laureata all'Università degli studi di Roma "La Sapienza"

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