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giovedì, 21 Novembre 2024
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L’udito del bambino

La preoccupazione maggiore, per tutti i genitori, è che il proprio figlio sia sano.
Quando c’è qualche decimo di febbre, un po’ di tosse o quando il bambino non risponde agli stimoli, allora il timore che qualcosa non proceda nel modo corretto agita mamma e papà.
Forse qualche volta è capitato di chiamare il bambino o di cercare di attrarre la sua attenzione senza riuscirci. Non sempre è il caso di preoccuparsi, ma se questa situazione dovesse presentarsi spesso, allora potrebbe trattarsi di un disturbo dell’udito; in questo caso è meglio provvedere immediatamente.
L’udito è un senso che si sviluppa già nella vita prenatale, verso il sesto mese di gestazione; in questo periodo, sebbene le informazioni che giungono al feto siano incomplete, la corteccia cerebrale viene sufficientemente stimolata per abituarsi, dopo la nascita, all’assimilazione e all’elaborazione dei suoni che il bambino ascolterà nel mondo e che gli permetteranno di imparare a parlare tra i 10 ed i 18 mesi di età.
Se avete dubbi sull’udito di vostro figlio, potete provare ad attirare la sua attenzione battendo le mani o facendo qualche rumore alle sue spalle; se il bambino si volterà verso il rumore prodotto, allora non dovete temere nulla. Nel caso in cui niente di questo tipo riesca a stimolarlo, allora è meglio rivolgersi al pediatra ed eventualmente all’otorino perché, se c’è qualche problema uditivo, è bene risolverlo in fretta. L’udito è un senso estremamente importante per un bambino in crescita: è uno dei canali attraverso il quale egli può conoscere la realtà circostante, può interagire con gli altri e, soprattutto, può imparare a parlare.

Le cause

Nei bambini la sordità può avere cause congenite, se già presente alla nascita, o acquisite, se sopraggiunta in seguito.
La sordità ereditaria si presenta, come la definizione stessa suggerisce, all’interno di una stessa famiglia senza un’altra causa apparente. Spesso la sordità è un elemento di una sindrome ben precisa che ha colpito il sistema nervoso centrale, il sistema endocrino, o altri apparati. Tra le cause prenatali, invece, ricordiamo le infezioni virali e batteriche, come la rosolia, l’herpes, il cytomegalovirus, il morbillo e la toxoplasmosi. Tra le cause perinatali, la sordità può essere provocata da ipossia (dovuta a distacco della placenta, torsione del cordone ombelicale, sofferenza fetale, parto prolungato) o ittero (dovuto ad infezioni, epatiti o ad incompatibilità tra fattori Rh di madre e figlio).
La sordità si può acquisire anche dopo la nascita. In questo caso, le cause più comuni sono le infezioni da batteri o virus (meningite, encefalite, parotite) o un trauma grave che provochi la lacerazione delle membrane dell’orecchio interno.
Anche alcune malformazioni possono impedire un normale sviluppo del senso dell’udito.

La diagnosi

La visita audiologica si pone, come obiettivi, quello, innanzitutto, di quantificare il danno e di scoprire la sua sede precisa. Solitamente la diagnosi viene posta dopo alcuni test. L’audiometria comportamentale valuta essenzialmente le reazioni ad alcuni stimoli acustici al fine di comprendere se l’udito del bambino è normale oppure no. Le oto-emissioni acustiche sono dei suoni prodotti dalle cellule ciliate in presenza di stimoli acustici; esse vengono rilevate attraverso una sorta di microfono introdotto nel condotto uditivo esterno. In caso di sordità, ma anche di semplice ipoacusia, non c’è presenza di oto-emissioni. Questo è quindi un metodo estremamente efficace per scoprire l’eventuale disturbo dell’udito. L’ABR indaga, invece, la piena funzionalità delle vie uditive, cioè se lo stimolo uditivo viene trasmesso correttamente; questo esame serve soprattutto a scoprire se e quali lesioni ci siano nelle varie parti dell’orecchio.

Che fare

Se si tratta di vera e propria sordità, ci sono numerosi apparecchi di ogni tipo per la correzione di questo disturbo. Gli apparecchi acustici si sono evoluti enormemente e, ad oggi, non servono più soltanto ad amplificare i suoni, ma li elaborano, permettendo al paziente di avere a disposizione un apparecchio personalizzato in base alle sue esigenze.
Un altro dispositivo molto utilizzato è la protesi cocleare, che va a stimolare elettricamente la coclea. In pratica questo sussidio sostituisce l’azione delle cellule ciliate, trasmettendo gli impulsi elettrici direttamente al nervo acustico.

L’importante è, in ogni caso, non rimandare mai una visita dal pediatra o dall’otorino o perfino dall’audiologo. È essenziale perché non venga rallentato lo sviluppo mentale del bambino ricorrere allo specialista al più presto perché una diagnosi precoce è un il presupposto per una terapia efficace.

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