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martedì, 16 Luglio 2024
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Orecchio elettronico, beato chi lo usa (fra gli Audioprotesisti)

Però poi, a videocamera spenta, confessa che sì, un caso un po’ particolare gli è capitato.

Quando una persona amica gli ha presentato un magistrato latinoamericano casualmente in Italia, casualmente a Verona, dove il nostro svolge la propria attività di Audioprotesista, con gravi problemi d’udito (il magistrato) da sistemare nel brevissimo periodo di appena pochi giorni, vale a dire non più di due settimane.

E il successo in questo caso è stato sì fonte di soddisfazione, inutile nasconderselo. Qualcosa di impossibile secondo i dettami della dottrina che lui stesso insegna all’Università di Padova ai futuri Audioprotesisti che intendono conseguire la laurea in Tecniche Audioprotesiche per poter esercitare la professione.

Eppure il risultato è stato apprezzabile nonostante il tempo a disposizione per la messa a punto del sistema audioprotesico fosse praticamente ridotto all’osso.

Lui è il professor Alessandro Rinaldo, che oltre a essere un Audioprotesista in proprio, presta la sua opera, beninteso a titolo gratuito, come docente  universitario, ricavandone naturalmente, oltre alla soddisfazione personale, il titolo di professore che l’istituzione universitaria giustamente gli concede d’usare, e ci mancherebbe…

La professione da una parte, il business dall’altra

Ma come dovrebbe essere – gli chiedo – chi si dedica a questa professione di Audioproteista?

Che titoli dovrebbe avere per esercitarla in scienza e coscienza come si conviene a una professione sanitaria? (perché tale è…)

E naturalmente non mi riferisco ai soli titoli accademici (e chi non ce li ha si è avvalso della sanatoria che per fortuna è intervenuta puntuale, altrimenti addio ai negozi e negozietti di apparecchi acustici, se non addirittura di amplificatori, mai sia!).

E a me è parso di capire, ma puoi sentirlo dalle sue stesse parole nella video-intervista in questa stessa pagina, che l’ideale per il nostro sarebbe che si pensasse meno al business e più caso mai alla soddisfazione del cliente, che poi è il punto cardine della questione in tutti i sensi.

E l’orecchio elettronico? Fa giustappunto parte del discorso, dato che parecchi Audioprotesisti, sempre che ce l’abbiano, finiscono per tenerlo come soprammobile in negozio o laboratorio che sia, e si limitano a proporre questa o quell’altra marca di apparecchi acustici senza andare tanto per il sottile, e addio professione sanitaria…

Al punto tale che questa dell’orecchio elettronico mi sembra più una metafora che una realtà strumentale vera e propria.

Perché – come diceva Iannacci – se per tutto “ci vuole orecchio”, figuriamoci per fare l’Audioprotesista!

Andare oltre le esigenze di mercato

Bisogna riconoscere – a ciascuno il suo merito – che le grandi aziende del settore, vista la capacità di garantire la propria presenza in ogni angolo del Paese, hanno avuto il merito di rispondere a una domanda crescente, che prima veniva completamente disattesa o soddisfatta soltanto in parte.

Ma è venuto il momento – non sono io a dirlo ma il prof che sto intervistando – di andare oltre la semplice vendita/applicazione degli apparecchi acustici, e dedicare la propria attenzione a tutto ciò che c’è da sapere sull’orecchio, sulla perdita dell’udito e di come sia possibile porre rimedio a un deficit uditivo grazie agli spettacolari progressi dell’elettronica.

Tutto questo senza investire neppure un euro in pubblicità? Giusto per farsi conoscere almeno un po’? Sì, proprio così.

Confidando esclusivamente sulla propria competenza, frutto di studi e continui aggiornamenti, tenendo bene a mente che ciò che ripaga non può che essere l’assistenza al cliente.

In definitiva, quale proposta per migliorare la professione?

Una sola – ribadisce il prof – cioè la speranza che ci siano sempre più centri acustici dove si studiano casi specifici di pazienti/clienti in modo da poter proporre la soluzione audioprotesica più adeguata. La proposta commerciale viene assolutamente dopo.

E che trovino sempre meno spazio i venditori di audioprotesi un tanto al chilo (di orecchio elettronico ovviamente neppure a parlarne), che purtroppo esistono ancora e fanno fatica a cambiare registro.

Guarda la video-intervista per intero, dura soltanto pochi minuti ma ne vale davvero la pena.

P.S. – Colgo l’occasione per ricordarti che è disponibile il mio report “Acufeni Insopportabili?” dove racconto la mia esperienza e i risultati ottenuti. Se lo desideri, prima di acquistare il report, puoi scaricare gratuitamente l’anteprima da questa pagina.

[by Acufeni, che fare?]

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