Nuove speranze per recuperare l’udito che perde colpi con l’andare degli anni. I ricercatori californiani dell’ateneo di Stanford hanno ricreato in laboratorio i filamenti che si trovano all’interno delle nostre orecchie: sottilissimi peli presenti sulla superficie di particolari celluleciliate che hanno un ruolo fondamentale. Danno infatti un prezioso contributo affinché i segnali sonori giungano al nervo acustico, il quale a sua volta trasmette le informazioni al cervello.
Nei topi l’insolita cura ha mostrato di funzionare, assicurano gli studiosi sulla rivista ‘Cell’. E se la stessa tecnica potrà essere applicata a cellule umane, entro 10 anni – stimano – sarà possibile trapiantare i sottili peli creati in laboratorio nell’uomo, con l’obiettivo di recuperare l’udito e combattere la sordità. Utilizzando per l”impresa’ frammenti di pelle dei pazienti stessi, una fonte di cellule staminali in grado di generare ‘pezzi di ricambio’ potenzialmente perfetti per l’organismo. Non solo. Si apre anche la possibilità, altrettanto allettante, di creare farmaci per indurre nell’orecchio la crescita di celluleciliate di propria iniziativa. “Nell’arco di un decennio circa – assicura Stefan Heller, uno degli studiosi del team di Stanford – potremo raccogliere i frutti di una minuziosa ricerca che va avanti già da 10 anni”.
Nei topi l’insolita cura ha mostrato di funzionare, assicurano gli studiosi sulla rivista ‘Cell’. E se la stessa tecnica potrà essere applicata a cellule umane, entro 10 anni – stimano – sarà possibile trapiantare i sottili peli creati in laboratorio nell’uomo, con l’obiettivo di recuperare l’udito e combattere la sordità. Utilizzando per l”impresa’ frammenti di pelle dei pazienti stessi, una fonte di cellule staminali in grado di generare ‘pezzi di ricambio’ potenzialmente perfetti per l’organismo. Non solo. Si apre anche la possibilità, altrettanto allettante, di creare farmaci per indurre nell’orecchio la crescita di celluleciliate di propria iniziativa. “Nell’arco di un decennio circa – assicura Stefan Heller, uno degli studiosi del team di Stanford – potremo raccogliere i frutti di una minuziosa ricerca che va avanti già da 10 anni”.
Fonte: www.liquidarea.com