Hanno studiato l’evoluzione della legislazione e dell’applicazione dei programmi di screening audiologico neonatale universale, i ricercatori dell’INAPP – Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche e del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche. I risultati emersi, appena pubblicati.
È un lavoro condotto a firma di Luciano Bubbico, otorinolaringoiatra, di Gabriella Tognola e Ferdinando Grandori, ingegneri; il primo referente dell’Istituto Italiano di Medicina Sociale di Roma presso l’INAPP, attivo nel settore dell’innovazione delle politiche pubbliche al Dipartimento di Scienze Biomediche oltre che membro del gruppo di ricerca sulla sordità, la seconda e il terzo in forze al CNR nell’Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni, esperti di ingegneria applicata alla salute e al benessere presso il Politecnico di Milano. L’obiettivo dello studio, che appunto reca il titolo “Evoluzione dei programmi italiani di screening audiologico neonatale universale”, è stato quello di valutare l’effettiva realizzazione dei controlli dell’udito alla nascita su tutto il territorio nazionale e, in particolare, di determinare l’effetto che una legislazione puntuale in tal senso possa produrre sulla percentuale dei piccoli ospiti dei reparti ospedalieri sottoposti ai test per la diagnosi precoce di questa disabilità sensoriale congenita.
Alla ricerca hanno contribuito i dati raccolti attraverso quattro indagini di respiro nazionale, condotti negli anni 2003, 2006, 2008 e 2011. Inoltre, sono stati confrontati i tassi di screening raggiunti dalle regioni che avevano adottato o meno una legislazione specifica finalizzata ad aumentare la copertura dei neonati. A questo proposito è bene ribadire che, in Italia, sussiste ancora una differenza fra le politiche sanitarie delle diverse regioni, perché il tema della gestione della salute pubblica è affidato alle competenze locali, cosa che – non soltanto dal punto di vista dei programmi di prevenzione – contribuisce a creare, purtroppo, un panorama disomogeneo di aree di eccellenza accanto ad altre di carenza di servizi ed efficienza.
Hanno ciononostante ottenuto risultati considerati incoraggianti, gli autori dello studio: nel 2011, il tasso di copertura media dello screening audiologico alla nascita ha raggiunto il 78,3% dei nuovi nati, ma in dodici regioni su venti ha addirittura superato il 95%. La valutazione delle condizioni politiche di queste regioni ha consentito di accertare che l’efficacia al lato pratico si accompagnava alla presenza di una legislazione mirata precedentemente adottata dagli organismi istituzionali locali, cosa che ha confermato quanto la mancanza di atti adeguati da parte dei rappresentanti governativi incida in maniera negativa e definitiva sulla buona salute dei cittadini. Di contro, le regioni che non avevano adottato tale legislazione presentavano i tassi di copertura dello screening inferiori, che hanno abbassato molto la media nazionale del servizio. È apparso chiaro come un dato di fatto, dunque, che le regioni che avevano legiferato in materia di controlli preventivi della sordità neonatale congenita potevano garantire ad oltre il 95% dei bambini appena nati uno screening nei primi giorni di vita, mentre nelle altre regioni la percentuale si attestava a meno del 67%. E, trattandosi di vite umane destinate ad avere o meno opportunità di diagnosi precoce e cura dalle conseguenze cruciali, capaci cioè di abbattere l’handicap della sordità e di avviare i soggetti interessati verso un’esistenza di sviluppo personale paritario ai coetanei e di inclusione sociale, questo è semplicemente inaccettabile.
Grazie a questo studio, gli autori hanno concluso che gli attuali risultati sembrano confermare che una legislazione specifica possa produrre un effetto determinante sulla crescita del tasso di copertura dello screening audiologico neonatale. L’inserimento di questa pratica obbligatoria nei nuovi LEA, i Livelli Essenziali di Assistenza garantiti gratuitamente a tutti i cittadini dal Servizio Sanitario Nazionale, contribuirà infine a migliorare le condizioni di diagnosi precoce e di cura dove necessaria, ottenendo anche il non trascurabile vantaggio di ridurre i costi sociali che sono sempre molto superiori nella gestione di un problema rispetto alla prevenzione della sua insorgenza.
(Fonte: Bubbico L et al., “Evolution of Italian Universal Newborn Hearing Screening Programs”. Ann Ig. Marzo-Aprile 2017;29(2):116-122. doi:10.7416/ai.2017.2138)