La legge sul riconoscimento della lingua italiana dei segni e sull’abbattimento delle barriere comunicative sarà approvata al Senato entro settembre. A dirlo è Francesco Russo, membro Commissione permanente Affari Costituzionali del Senato, che da mesi si batte in Parlamento per far passare la norma.
“Abbiamo combattuto una battaglia in aula, adesso l’approvazione è in calendario. Questa legge ha avuto molti nemici. C’è un problema culturale in Italia e abbiamo passato due mesi a spiegare che la Lis è una lingua e non un linguaggio e che la guerra culturale con oralisti non ha motivo di essere. La lingua dei segni non toglie ma dà pari dignità a tutti i cittadini. Dare più diritti fa fare un passo in avanti a tutta la società”.
Per Elena Carnevali della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati: “la prima integrazione passa per la scuola. La nostra battaglia deve essere quella di aiutare chi ha una disabilità sensoriale all’interno delle scuole. È una battaglia doverosa e giusta. Non possiamo dimenticare, poi, che le persone sorde sono più discriminate delle altre nel mercato del lavoro. Dobbiamo abbattere tutte le barriere alla comunicazione e all’accesso al lavoro”.
Secondo i dati raccolti dall’Ens, nel 2014 le persone sorde disoccupate erano 3202. La Sicilia è la regione con più disoccupazione, seguita da Lazio, Campania, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. Francesco Bassani, vice presidente nazionale Ens, ha spiegato: “Abbiamo chiesto che durante i colloqui di lavoro sia presente un interprete e che i corsi di formazione siano accessibili anche alle persone sorde attraverso il servizio di interpretariato gratuito. Il ministro Polletti ha accettato le nostro richieste e ci aspettiamo di vedere presto i primi risultati positivi”.
Per Franco Bettoni, presidente nazionale Fand, Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità, “Solo una persona disabile su quattro trova lavoro in Italia. Non basta solo una legge, ci vuole una cultura nuova sul mondo del lavoro. Le disabilità sono diverse ma le persone sorde sono uguali agli altri lavoratori”.
Fonte: www.redattoresociale.it