Rimedi per Acufeni, fra tentativi e palliativi
A pronunciare le parole che seguono è stata Melanie West, CEO di ATA (American Tinnitus Association, tinnitus in inglese vuol dire acufeni), alla ricerca di rimedi per Acufeni.
Gli apparecchi acustici nel mio caso hanno fatto la differenza, un cambiamento strepitoso. Questo è il motivo per cui ho deciso di dedicarmi ad aiutare gli altri nella mia stessa condizione perché possano sperimentare una migliore qualità di vita.
Una storia (incompresa) di Acufeni
Racconta Melanie che quando era ancora una bambina aveva riferito al suo medico che soffriva di strani suoni ad entrambi gli orecchi, che non la lasciavano neppure dormire in santa pace.
Erano gli anni tra i ’50 e i ’60 e il medico cercava in tutti i modi di convincerla che quei rumori non esistevano, erano soltanto nella sua testolina.
Lo ha raccontato lei stessa a The Atlantic, un magazine che si occupa di ricerca scientifica.
Poi le cose sono andate cambiando negli anni, grazie soprattutto ai progressi delle neuroscienze, ma allora non solo non esistevano rimedi per Acufeni, ma lo stesso disturbo era del tutto incompreso, naturalmente dai medici, in primis.
Melanie aveva quindi cercato e trovato un proprio equilibrio e tutto sembrava andare per il meglio fino a quando…
Quel brutto incidente automobilistico non ci voleva
E’ proprio vero che a volte il destino si accanisce contro i più deboli, fatto sta che gli Acufeni di Melanie si sono fatti impossibili dopo l’incidente in auto.
Di nuovo medici, visite, esami a non finire ma tutto quello che le dicevano era che non c’era proprio niente che non andasse nell’orecchio.
L’unico consiglio: tornare a casa e imparare a convivere con il disturbo.
Come sa chi ne soffre, gli Acufeni nell’80% dei casi (lo dice Deborah Hall, professore di scienze audiologiche presso l’University of Nottingham) non hanno una causa ben definita, né i medici sono in grado di diagnosticarla.
Cosa sono esattamente gli Acufeni?
Non chiedetelo ovviamente a chi ne soffre, potreste ricavarne nel migliore dei casi un’imprecazione poco gentile.
La descrizione degli Acufeni data comunque dalla più remota antichità. Se ne parla già in un papiro egiziano del sedicesimo secolo a.C., mentre una tavoletta assira del 700 a.C. descrive tre differenti tipi di Acufeni: sussurrante, parlante, o cantante.
Oggi sappiamo, grazie a uno studio del 1981, che è il cervello a cantare o risuonare. Pazienti trattati chirurgicamente per la resezione del nervo acustico continuavano infatti ad avere acufeni anche più gravi di prima dopo l’intervento.
Per compensare la perdita di segnali dal mondo esterno il sistema uditivo del cervello diventa maggiormente attivo.
Il danno è nel cervello
Spiega il professor Jinsheng Zhang, della Wayne State University: «In questo momento sei in grado di ascoltare la mia voce perché è un suono convertito in segnali neuronali dalle tue cellule ciliate che viaggiano verso il cervello. Qui avviene l’attivazione grazie alla stimolazione delle cellule nervose del cervello, e il suono assume così un preciso significato.
Ma se l’orecchio è danneggiato viene a mancare il suono nonostante il cervello sia stato già attivato. In questo caso il suono non ha un codice decifrabile e viene percepito soltanto come suono, diventa cioè acufene.»
Spiegazione semplicistica quanto si vuole, però sufficientemente efficace, alla portata di tutti. In realtà però il processo è molto più complesso.
Rimedi per Acufeni
E veniamo finalmente ai rimedi per Acufeni, quelli che vengono proposti oggi, perché in passato le cose stavano diversamente.
Per esempio, gli Egiziani suggerivano di stimolare l’orecchio con una canna e gli Assiri praticavano riti magici e incantamenti.
Plinio il Vecchio, per quanto possa oggi sembrare orripilante, insisteva su un decotto a base di vermi di terra per tutte le malattie dell’orecchio, come infuso da mettere nell’orecchio, per fortuna non si doveva bere…
Un manoscritto di Welsh (dodicesimo secolo) raccomanda di strappare da una pagnotta appena sfornata un gran pezzo da dividere in due da accostare poi velocemente alle orecchie.
Oggi i rimedi per acufeni sono meno superficiali (ma non ci giurerei!).
Tuttavia bisogna pur concedere che sugli Acufeni non tutto è ancora chiaro, e soprattutto che non esiste una “cura” univoca.
Per intenderci la sostanza è: mascherare il suono e aiutare le persone che soffrono di acufeni.
Non molto, ma è tutto quello che abbiamo.
I medici sono impotenti e i ricercatori continuano a scandagliare il cervello nella speranza di trovare la soluzione.
Alcune volte si procede all’individuazione del suono mediante apposite scale, ma la sostanza è che se non viene individuato qualcosa di più grave (tumore al cervello, problemi vascolari), queste manovre lasciano il tempo che trovano.
Cioè, una volta stabilito com’è il suono degli acufeni, cosa cambia per il trattamento del paziente?
Tenuto conto che qualche volta l’uso degli apparecchi acustici potrebbe peggiorare la situazione (ma davvero?), dato che vengono amplificati i suoni, quindi teoricamente anche gli Acufeni (ma a me succede onestamente il contrario), i medici raccomandano la terapia cognitivo-comportamentale per ridurre lo stress causato dagli acufeni.
Oppure insistono sulla terapia sonora per mascherare l’acufene e distrarre il cervello (per esempio apparecchi acustici che sparano “suono bianco” negli orecchi).
La scoperta di Jack Vernon e Charles Unice
La storia è presto raccontata. Unice si era recato a visitare Vernon e per il pranzo fecero sosta presso Portland’s Lovejoy Fountain.
Fu proprio in quell’occasione che Unice (che soffriva di Acufeni) realizzò che se prestava attenzione allo scroscio della fontana non avvertiva più gli acufeni.
Domanda: hai una fontana a portata di mano?
A parte la battuta, sembra che gli apparecchi acustici con annesso programma di suoni (potrebbe essere il frastuono di una fontana, appunto) siano la soluzione più semplice da perseguire, superata ovviamente la barriera del prezzo che è tutt’altro che indifferente.
Intendiamoci (ne ho già parlato in altri Post), non è che gli Acufeni spariscano del tutto.
Però, che dire, se si riducessero soltanto della metà, ti accontenteresti? E’ il mio caso…
Buona lettura!
[by Acufeni, che fare?]