PADOVA. Quand’è tornata a casa dal marito s’è messa a piangere e ha incrociato i polsi, facendo il segno delle manette. Aveva paura di essere arrestata Srisuda Apiratiwong, 48 anni, cittadina italiana di origini tailandesi, disabile (è sordomuta) che abita da 13 anni con il marito Giuseppe Argenti in via San Luca 20 a Veggiano, multata dai vigili urbani sabato scorso a mezzogiorno vicino alla chiesa dei Servi in via San Francesco perché vendeva ninnoli senza autorizzazione. Una multa quasi impossibile da pagare (5.160 euro) per una persona che vive con la sua pensione di invalidità e quella del marito (anch’egli sordomuto), e arrotonda le entrate vendendo pupazzetti e braccialetti fatti a mano.
«Srisuda non vende nulla – prende le sue difese un amico della coppia, Francesco Trivellin, venditore ambulante – più corretto dire che invece che chiedere l’elemosina a chi le dà un euro lei consegna uno dei suoi ninnoli. Oggetti che fa lei in casa, con le sue mani. Secondo me non si può parlare di commercio abusivo».
Eppure la sanzione controfirmata dagli agenti Milan e Agostini parla chiaro: effettuava la vendita su area pubblica priva dell’autorizzazione amministrativa. «Sono undici anni che mia moglie gira per il liston – racconta in maniera chiara se pur con difficoltà il marito Giuseppe – e finora i vigili urbani l’hanno fermata sì e no tre volte. E sempre dicendole di andare via, mai multandola. Stavolta è stato diverso. I vigili in borghese le hanno sequestrato la merce e messo in mano la multa». Srisuda Apiratiwong è tornata a casa spaventatissima. Non solo perché non le era mai capitato di essere fermata da degli agenti in borghese, ma anche perché essendo sordomuta non ha compreso molto bene ciò che era accaduto. A casa continuata a fare il segno delle manette, temendo l’arresto.
«Veramente non capisco il significato di questa multa – mastica amaro l’amico Francesco Trivellin – ci sono senegalesi che vendono merci contraffatte un po’ dappertutto e i vigili se la prendono con una signora disabile che cerca di arrotondare una misera pensione di invalidità. Una donna che ha fatto breccia nel cuore di molti commercianti del centro. Provate a chiedere? Quando entra in qualche bar c’è sempre qualcuno che le offre cappuccino e brioche. Non fa nulla di male. Tra l’altro vende oggetti che fa lei. Non ha l’autorizzazione? Bastava dirglielo. Lei se ne sarebbe andata. Invece le hanno dato una multa che non può pagare. E che se non pagherà entro 90 giorni diventerà anche il doppio. Questa non è giustizia, né rispetto delle regole. Questo è infierire con chi non è in grado di difendersi. Con i più deboli».
Giuseppe Argenti e la moglie, accompagnati dall’amico Trivellin, ieri mattina sono andati al comando dei vigili in via Gozzi per capire come si fa ricorso («non è una cosa così semplice per un sordomuto», ha sottolineato Argenti) sia al sindaco che al prefetto. I vigili hanno soltanto consegnato loro un modulo per chiedere di pagare la sanzione ridotta, ovvero circa 2.500 euro. «Una multa comunque troppo elevata per il loro reddito», ha tagliato corto Francesco Trivellin.
Dal comando dei vigili ieri la vice comandante Luisa Ferretti si è limitata a dire che i suoi uomini hanno applicato la legge in vigore in materia di commercio abusivo. A sbilanciarsi ci ha pensato l’assessore alla polizia Municipale Marco Carrai: «Se la legge dice così non è che ci sono molti spazi di manovra – risponde pacatamente – Capisco che un conto è multare chi vende ottomila paia di scarpe con il marchio contraffatto al giorno, un altro è vendere ninnoli da attaccare al telefonino. Ma è stato il legislatore a non fare distinguo. Per cui o si applica la legge o non la si applica. Dopo di ché umanamente mi dispiace perché comprendo che una multa di cinquemila euro per una persona che vive con una pensione è tantissimo. Ma escludo che si possa annullare senza un motivo valido. Per esempio, bisogna vedere se la signora vendeva veramente i ninnoli con tanto di cartello con i prezzi, oppure li dava in cambio di un’offerta come è stato detto».
Ieri, la signora Apiratiwong è tornata a casa ancora con il cuore in subbuglio. In attesa di sapere se dovrà trovarsi un lavoro (che non troverà) per pagare la multa.
Fonte: http://mattinopadova.gelocal.it